V. is “a family man”, as he likes to call himself when he meets the students at the beginning of each encounter. He arrived in Italy many years ago after fleeing Cameroun from violence and torture. Being an activist back then, it’s important for him to tell his story and shed light to the situation many people live in his country. In order to do it during this emergency situation, he has had to overcome new difficulties.
This week he has had encounters with three different schools, each of them using a different online platform. This may not seem too complicated but it is not as easy as it seems, especially, with three children that also need to participate in online lessons. Having a computer available or having an empty room in order to do the encounter are things he always has to take into account, organizing the family’s schedule. This is why there are times he speaks to students from his living room in front of his computer and other times he does it standing out of the balcony in front of his phone.
We cannot give anything for granted, and we thank V., as well as the other refugees that do everything possible in order to continue working on the project CHANGE.
Italian version
Essere padre
“Sono un padre di famiglia”, così V. inizia la sua presentazione in classe. V. è arrivato in Italia anni fa dopo essere scappato dal Camerun, dove ha subito violenze e torture. Era un attivista nel suo paese, e oggi per lui è importante raccontarlo, raccontare cosa gli è accaduto e far conoscere la situazione in cui vivono molte persone nel suo paese. Per farlo durante questa situazione di emergenza causata dal Covid-19, ha dovuto superare nuove difficoltà .
Nel corso di queste settimane ha avuto modo di incontrare tante scuole, ognuna delle quali utilizzava una piattaforma diversa per la didattica digitale. Questo può sembrare un problema di poco conto, ma non è così soprattutto per un padre con tre figli che hanno bisogno di seguire le loro lezioni online. Avere un computer a disposizione o avere una stanza libera in cui poter stare e incontrare, seppur virtualmente, una classe e degli studenti a cui raccontare la propria storia di vita, non è facile per chi come V. deve tenere sempre in considerazione la routine familiare. Per questo a volte parla agli studenti dal suo soggiorno di fronte al suo computer e altre volte lo fa in piedi fuori dal balcone tenendo in mano il suo telefono.
Non possiamo dare nulla per scontato, e ringraziamo V. così come gli altri rifugiati che fanno tutto il possibile per continuare insieme a noi il progetto CHANGE.